Monte Tardia di Levante mt. 878

Il Monte Tardia di Levante è un rilievo dell’Appennino Ligure, elevazione più importante del costolone che si dirama dal Monte Reixa e scende verso sud-est. È una montagna massiccia e articolata, che culmina con tre elevazioni principali, Tardia di Ponente, Tardia e Tardia di Levante appunto; da queste tre cime si diramano numerosi contrafforti su cui si trovano molte altre cime secondarie. Dal ramo che dal Reixa discende verso Voltri, che è il più lungo ed articolato, sorge l’ampia e piatta vetta del Monte Tardìa di Levante che precipita nel versante opposto sul vallone della Gava con centinaia di metri di tormentate pareti rocciose. Il nome “tardìa” significa “tardiva” e si riferisce alla fienagione: o perché si faceva in stagione avanzata, oppure perché su questa montagna l’erba cresceva in ritardo rispetto alle altre zone.

🏁 Punto di partenza: Termine di Via Sambugo mt. 234

⚠️ Difficoltà:          EE , F per la salite finali alla Roccia Malpasso, Rocche du Prou Ballou e Bric Rocca dei Gatti 

Sviluppo:           11,8 Km

📈 Dislivello:           1000 Mt. circa

⏱️ Tempi:              Giro ad anello totale 6 ore 20 min.

📅 Data escursione:     26/01/2021

🚥 Periodi consigliati:  Autunno, Inverno e inizio Primavera, evitare i mesi caldi

🔎 Valutazione:        ⭐⭐⭐

Accesso:

Da Genova con l’autostrada A10 fino a Voltri. Usciti dall’autostrada si svolta a destra sull’Aurelia (SS1) andando ad attraversare Voltri fino al suo termine, dove bisogna poi svoltare a destra. Si procede quindi lungamente su Via delle Fabbriche fin quando termina dopo un gruppo di case (ove si restringe notevolmente) diventando Via Fiorino. Ora su di essa si continua passando sotto al viadotto autostradale fin quando, in corrispondenza di una strada che si stacca sulla sinistra in discesa con fermata del bus e alcuni bidoni della spazzatura, si abbandona la strada principale deviando appunto a sinistra su questa stradina, Via Osvaldo Moretti. Questa discende fino ad attraversare il Torrente Cerusa su ponte, superato il quale si svolta a sinistra procedendo ora su Via Sambugo che sale abbastanza larga fino ad un tornante a Case Brusinetti, quindi devia bruscamente a destra divenendo un pochino più stretta ma sempre ben percorribile. Dopo aver attraversato un boschetto conduce poi ad uno slargo con alcuni box privati, punto in cui termina e dove si può lasciare l’auto in uno dei pochi posti disponibili. 

Itinerario:

Dallo slargo in Via Sambugo si trascura subito il ponte in pietra sulla destra e si procede dritti superando un cancelletto malconcio in legno, oltre il quale inizia il sentiero contrassegnato da che prende a salire piuttosto ripido. Questo sentierino dopo poco spiana addentrandosi in un rado bosco di faggi e rasentando delle tubature dell’acqua, punto in cui, prima dell’attraversamento del piccolo Rio Fò, risulta parzialmente franato e bisogna fare un minimo di attenzione nel procedere. Guadato poi il rio bisogna superare un masso aggettante per poi raggiungere il Rio Gava nel punto in cui questo forma una graziosa cascatella. Qui si incontra un bivio in quanto il continua sia a destra, andando a guadare il rio all’altezza del salto della cascata e conduce verso Sambuco, sia a sinistra, sentiero che indiamo a seguire, come da indicazioni su grosso masso con frecce. Superato un breve passaggio su roccette si perviene quindi ad un nuovo bivio, in 20 min. dalla partenza, dove se si procede dritti si compie l’avvicinamento per la via di arrampicata per la Rocca du Fò “Via Andrea e Paolo”, mentre andando a sinistra si risale verso la via normale alla Roccia Malpasso. Io nella circostanza ho fatto una deviazione di circa 400 metri e sono arrivato fino all’attacco della via, riconoscibile per una targhetta metallica in corrispondenza di una finestra di roccia dovuta ad un masso incastrato, effettuando poi anche altre deviazioni fuori sentiero per andare ad ammirare alcune cascate, e per fare ciò fra andare, tornare ed esplorare ho impiegato circa 1 ora. Ultimata la deviazione e ritornati al bivio si segue la traccetta che risale ed in breve si biforca, punto in cui bisogna mantenersi su quella di destra, segnata ora da segnavia e , che in breve porta a risalire un ripido pendio di detriti fino a rasentare una bastionata rocciosa, attaccata alla quale è stato costruito un rudimentale riparo, in altri 10 min. dal bivio ed 1 ora 30 min. totali. Il sentiero ora volge leggermente a sinistra andando così a guadare il Rio Fò (già guadato a valle), oltre il quale la traccia tende un po’ a perdersi e si intercetta nuovamente alla base di una paretina rocciosa, dove ricompaiono i e . Superato un tratto tortuoso malagevole e ripido dove bisogna aiutarsi con le radici di un albero per procedere, si risale poi fino ad una torretta in cemento su piccolo sperone roccioso, presumibilmente postazione di avvistamento per cacciatori, in altri 15 min. circa, oltre la quale il sentiero attraversa un ripiano erboso per poi tornare a risalire il soprastante pendio fra alberi e alti arbusti. Il sentiero compie poi un traverso verso destra nuovamente nel bosco attraversando poi nuovamente il Rio Fò in corrispondenza di un grosso guglione che si scorge fra i rami. Dopodiché la traccia piega decisamente a sinistra risalendo un ripido spallone erboso fino ad una modesta bastionata rocciosa alla cui base bisogna piegare a destra compiendo poi un breve traverso. Si perviene così ad una piccola pietraia, che va tagliata in piano (anche se una traccia sembra risalirla, ma non è la via giusta) addentrandosi poi in un fitto intreccio di alti arbusti che formano quasi un boschetto quasi impenetrabile, ove il procedere risulta decisamente malagevole. Fuoriusciti dagli arbusti una freccia rossa su pietra ed alcuni indicano di piegare a destra raggiungendo un poggio panoramico, dal quale appare evidente, seppur più in basso, la vetta della Roccia Malpasso al termine di una crestina rocciosa. Per raggiungerla una traccia discende il pendio erboso per poi compiere un traverso che conduce alla base del castello sommitale, punto in cui bisogna procedere aiutandosi con le mani su un mucchio di rocce accatastate (F, I°) ed oltrepassata questa asperità in breve su facili roccette si perviene sulla sommità della Roccia Malpasso mt. 563, in altri 25 min. e 2 ore 10 min. totali. Tornati al poggio si procede seguendo una labile traccetta che risale il crinale, ora senza più alcun segnavia puntando grossomodo verso Sud, quindi, dopo circa un centinaio di metri, bisogna abbandonare il crinale e mantenersi più a sinistra passando nei pressi di un rudere all’interno di un boschetto, punto in cui la traccia tende a perdersi. Tenendosi alla sinistra del rudere si attraversa per l’ennesima volta il Rio Fò, oltrepassato il quale la traccia torna a farsi evidente compiendo un traverso ed attraversando altri piccoli rii passando poi affianco ad una graziosa guglia. Puntando grossomodo verso Est la traccia conduce, in altri 30 min. e 2 ore 40 min. totali, ad un colletto panoramico nelle vicinanze del Bric Rocca dei Gatti. Qui bisogna trascurare sia la traccia che scende in direzione del Bric Rocca dei Gatti, sia la traccia che punta a Sud verso la Costa dei Gatti (arriveremo da qui al ritorno) per piegare invece a destra (Sud-Ovest) e rimontare il pendio erboso soprastante seguendo una vaga traccetta con qualche sporadico ometto di pietre, giungendo così, in altri 25 min. circa, in vetta al Monte Pidocchio mt. 816. Si discende dal pendio opposto raggiungendo così un’insellatura fra il Pidocchio e la Tardia di Levante, punto in cui andando a sinistra si potrebbe intercettare poco più in basso il sentiero che a destra conduce al Passo Tardie, mentre io ho preferito seguire una traccetta che risale il ripido pendio e poi, nel punto in cui questa piega leggermente a sinistra, ho optato per risalire per la massima pendenza fuori sentiero per cresta di erba e rocce raggiungendo un’anticima della Tardia di Levante. Da questa, sempre per crinale ripido e misto di erba e roccette, si raggiunge poi la piatta vetta del Monte Tardia di Levante mt. 878, in 20 min. dal Pidocchio e 3 ore 25 min. totali.

Panorama a Nord Bric del Dente e Pracaban, a Nord-Est Tobbio, Costa Lavezzara, Figne, Taccone, Giarolo, Ebro, Chiappo, Legnà, Punta Martin, Antola, Cremado e Prelà, ad Est Maggiorasca, Aiona, Ramaceto, Zatta, Fasce, Genova, Apuane (dal Pisanino alla Pania della Croce) e Monte di Portofino, a Sud la Corsica, a Sud-Ovest Rocca d’Erxo e Tardia di Ponente, a Ovest Rama, Argentea, Rocca Vaccaria, Nord-Ovest Reixa.

Puntando ora ad Ovest sull’altipiano sommitale si raggiunge poi, in moderata discesa, il Passo Tardie mt. 862 e da qui nella stessa direzione pochi metri dopo al vicinissimo (e quasi irrilevante) Monte Tardia mt. 865, in altri 10 min. circa. Tornati al Passo Tardie si trascura a sinistra il sentiero che conduce al Passo della Gava e lo si segue (unito ad una M) invece a destra in discesa tagliando così in diagonale a mezzacosta le pendici meridionali della Tardia di Levante fino a raggiungere la Casa ex Dazio mt. 766 in altri 10 min. e 3 ore 45 min. totali. Qui si trascura la deviazione a sinistra per il Pidocchio e a destra la M che scende verso Arenzano, mantenendosi sempre sul , trascurando poco dopo anche la deviazione a destra su traccia verso il bifido Monte Pennone, del quale sul sentiero ne si tagliano le pendici orientali. Dopo circa 900 metri dalla Casa ex Dazio, giunti a quota 634 mt. circa, bisogna abbandonare il sentiero (che scende a Crevari) e seguire una traccetta verso sinistra che punta al ripiano erboso alla base delle Rocche du Prou Ballou mt. 571, cima che si può raggiungere velocemente su traccia ed attraversando poi la cresta verso sinistra, prestando la dovuta attenzione ed usando le mani in alcuni punti (F, I°), in altri 30 min. dalla Casa ex Dazio. Tornati al pianoro bisogna seguire una traccetta abbastanza evidente in falsopiano che punta decisamente verso Nord-Ovest e che compie un lungo traverso a mezzacosta in moderata ma costante salita fra erba e distese di eriche in ambiente brullo. Guadati poi alcuni piccoli rii si perviene ad una fonte in una zona umida al margine di un boschetto, oltre il quale la traccia piega decisamente a destra andando ad attraversare la Costa dei Gatti e raggiungendo il colletto già raggiunto all’andata nei pressi del Bric Rocca dei Gatti, chiudendo di fatto qui l’anello, in altri 20 min. e 4 ore 35 min. totali. Io qui ho voluto fare una deviazione al Bric Rocca dei Gatti che però, pur essendo molto vicino, comporta almeno un’ora fra andare e tornare (dal colletto sembra inaccessibile e che invece si può raggiungere seppur fuori sentiero e con alcuni passaggi alpinistici abbastanza semplici). Per fare ciò si scende fino ad una radura sottostante dove si intercetta una traccetta che perde quota tagliando le pendici occidentali della montagna per circa 250 metri punto in cui, in corrispondenza di una pietraia, la si abbandona deviando a sinistra. Dopo aver risalito tale pietraia fino al suo termine si volge a destra risalendo moderatamente in diagonale prendendo come punto di riferimento un piccolo masso dalla forma particolare (ma che non bisogna raggiungere) giungendo poi ad un piccolo terrazzino. Qui bisogna risalire un primo risalto roccioso di circa 2 metri aiutandosi nella risalita con un arbusto sulla destra e dopo pochi metri un secondo risalto meno difficoltoso, entrambi comunque presentano numerosi appigli e sono privi di esposizione (F, II°). Dopo una breve risalita su facili roccette si perviene in cresta, dove bisogna svoltare a sinistra e risalire la cresta rocciosa con alcuni passaggi di I/II° raggiungendo così un primo rilievo con ometto di pietre, ma per arrivare sulla vera e propria vetta bisogna continuare in cresta discendendo ad una forcellina e poi risalendo su esile crestina esposta di massi accatastati (prestare attenzione, II°) fino alla sommità del Bric Rocca dei Gatti mt. 653. Ritornati al colletto, in 5 ore 30 min. totali, si discende poi sullo stesso percorso dell’andata fino allo slargo chiudendo così il percorso, in altri 50 min. e 6 ore 20 min. totali.          

Galleria fotografica:

Grafici del percorso:

Commenti:

Visto il persistere delle limitazioni all’ambito comunale ho effettuato questo bel giro che mi ha consentito di toccare molte cime secondarie in passato non prese in considerazione. Come già citato nella descrizione ho inizialmente effettuato una variante fino all’attacco della Via Andrea e Paolo alla Rocca du Fò, con svariate deviazioni per visionare alcune cascate con laghetti nel Rio Gava, tutto ciò volendo non necessario, senza le quali si può ridurre il giro a 800 metri di dislivello per 11 km e 5 ore 20 min. totali. L’intero percorso, fatta esclusione del breve tratto sul sent. dal Passo Tardie al suo abbandono sopra a Rocche du Prou Ballou che è un semplice E, è da considerarsi per EE, essendo su sentiero segnato solo in parte da bolli non sempre evidentissimi fino alla Roccia del Malpasso e solo traccia, a tratti evanescente, dalla Roccia Malpasso fino al Passo Tardie e dalle Rocche du Prou Ballou fino al colletto nei pressi del Bric Rocca dei Gatti. Inoltre per raggiungere le Rocche del Malpasso, Rocche du Prou Ballou ed il Bric Rocca dei Gatti, è necessario l’utilizzo delle mani per procedere su tratti rocciosi, passaggi di I/II°, per cui alpinistico seppur semplice. In buona sostanza, malgrado il percorso si snodi a quote complessivamente piuttosto basse, è preferibile che venga effettuato da persone esperte e munite possibilmente di navigatore. Meteo da urlo che ha permesso di ammirare uno strepitoso panorama su Genova fino alle Apuane e sulle vette limitrofe (il crinale del Reixa).

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