Monte Pisanino mt. 1946

Il Monte Pisanino è la montagna più elevata delle Alpi Apuane, la sua risalita presenta tratti in forte pendenza e piuttosto scivolosi. Qui vado a descrivere la salita per la via normale ma esistono anche altri percorsi, come la Bagola Bianca, anch’essa piuttosto difficile. Una leggenda narra che il monte si chiami Pisanino in quanto un giovane principe pisano fuggì e trovò ospitalità presso un’abitazione dove viveva una giovane che lo curò e se ne innamorò. Malgrado le cure morì e venne seppellito vicino all’abitazione. La ragazza tutti i giorni andava a piangere sulla tomba ed ogni sua lacrima si trasformò in pietra che in breve tempo formò appunto il Monte Pisanino, il cui nome originario sarebbe Pizzo della Caranca.

🏁 Punto di partenza: Parcheggio nei pressi del Campeggio Val Serenaia mt. 1068

⚠️ Difficoltà:          E dal Campeggio fino a Foce di Cardeto, il resto EE, con alcuni punti al limite del F 

Sviluppo:           8,5 Km

📈 Dislivello:           1200 Mt. circa

⏱️ Tempi:              Giro ad anello totale 6 ore 45 min.

📅 Data escursione:     27/06/2020

🚥 Periodi consigliati:   Da Maggio a Giugno e da Settembre a Novembre, evitare con neve, ghiaccio o fondo bagnato

🔎 Valutazione:        ⭐⭐⭐⭐

Accesso:

Da Genova con l’autostrada A12 fino a La Spezia, poi svoltare a destra per Parma su A15 fino ad Aulla. Usciti dall’autostrada si attraversa il ponte sul Fiume Magra per poi svoltare a destra su Via Lunigiana e proseguendo per Via Nazionale. Usciti dall’abitato si procede su SS63 seguendo le indicazioni per Fivizzano superando Pallerone, Serricciolo, Rometta fino a Comezzano dove si abbandona la SS63 per piegare a destra su SR445 (strada regionale della Garfagnana). Dopo aver superato Gassano, Casetta e Codiponte si giunge a Casola in Lunigiana, dove si abbandona la SR445 per piegare a destra su SP59 andando così ad attraversare il paese e passando affianco alla caratteristica torre. La strada risale ora superando il paese di Pieve San Lorenzo e raggiungendo Minucciano, oltre il quale si procede su SP51 che con ulteriore risalita conduce ad una galleria, superata la quale si svolta a destra seguendo le indicazioni per Orto di Donna. La stretta stradina, sempre asfaltata, attraversa un bosco e conduce, dopo circa 5 km, a rasentare il Rifugio Val Serenaia, superato il quale, poche decine di metri dopo, si svolta a sinistra entrando così nel parcheggio nei pressi del Campeggio Val Serenaia, dove si può lasciare l’auto.

Itinerario:

Dal parcheggio si procede sul sentiero 178 che rasenta subito il Campeggio Val Serenaia, nei pressi del quale vi è una fontanella, per poi addentrarsi quasi subito all’interno di un bosco di faggi. Inizialmente si procede in falsopiano con qualche sporadico scorcio sul Pisanino e sugli Zucchi nei pressi della Biata Italia, poi entra nel fitto del bosco in ripida e costante salita. Raggiunto un bivio di sentieri si trascura quello a destra, che conduce al Rifugio Orto di Donna, e ci si mantiene su quello di sinistra, sempre  178. Con numerose svolte all’interno del bosco, che di tanto in tanto offre alcuni scorci su Pizzo d’Uccello, Grondilice, Contrario e Pisanino, si prende quota raggiungendo poi un grosso faggio secolare alla base di alcune rocce piuttosto contorte, in 40 min. circa. Segue un tratto su roccette calcaree (tratto una volta attrezzato con cavo metallico ora dismesso), oltre il quale si esce dal bosco e si perviene ad un pianoro erboso disseminato di grossi massi striati alle pendici degli Zucchi di Cardeto, in altri 35 min. e 1 ora 15 min. totali. Il sentiero procede ora verso Sud-Ovest in moderata salita puntando verso Foce di Cardeto ma io ho effettuato una variante fuori sentiero, da evitare assolutamente con neve, ghiaccio, terreno bagnato o scarsa visibilità. Per effettuare tale deviazione bisogna abbandonare il sentiero pochi metri a monte del pianoro, pressochè alle pendici del Pizzo Altare, nel punto in cui si stacca sulla sinistra un canalone erboso che divide appunto il Pizzo Altare a destra, col Pizzo di Mezzo a sinistra. Questo canalone è privo di sentiero e lo si risale cercando il migliore percorso, comunque non è eccessivamente ripido e non presenta esposizione, per cui si risale abbastanza facilmente, pur dovendo ponderare ogni passo visto che non si vede dove si mettono i piedi a causa dell’erba alta. Questo canale sbuca ad un colletto a quota 1655 mt. fra il Pizzo di Mezzo e il Pizzo Altare, in 25 min. circa, dal cui colletto si discende poi nel versante opposto senza particolari problemi su pendio erboso con pendenza moderata e anche qui ponderando sempre dove si mettono i piedi. Oltrepassata una pietraia di grossi massi la pendenza diminuisce ulteriormente ed in breve si approda sul sentiero che dalla Foce di Cardeto conduce alla Foce Altare, contrassegnato da e che va ora seguito a sinistra (la variante effettuata, seppur non sia segnata, senza particolari difficoltà permette di tagliare notevolmente il percorso che compie invece un giro decisamente più ampio, giro effettuato comunque al ritorno), in 20 min. dal colletto e 2 ore totali. Il sentiero taglia in moderata salita le pendici orientali del Pizzo di Mezzo e del Pizzo Maggiore, poi svolta decisamente a sinistra ed in falsopiano inizia un lungo traverso su esile traccia, il tratto più delicato e pericoloso del percorso per l’esposizione e la natura del terreno. In questo tratto si alternano infatti tratti abbastanza ben camminabili ad altri su brevi ma esposte cengie, dove è opportuno aiutarsi con le mani ed avere piede fermo. Si giunge poi al punto più delicato del traverso, poco prima di giungere alla Foce Altare, dove bisogna attraversare una breve ma minuscola ed esposta cengia rocciosa, che necessita assolutamente dell’aiuto delle mani e piede fermissimo, piede che bisogna mettere su una striscia di roccette dal colore giallognolo, in altri 30 min. circa. Superato questo punto in breve si perviene a Foce Altare mt. 1730, oltre la quale inizia la risalita del Canalone delle Rose. Questo inizia subito piuttosto ripido, su traccia sempre molto evidente e segnata con , e, pur non presentando eccessiva esposizione, essendo interamente ricoperto di paleo e roccette piuttosto instabili è sempre necessaria una certa attenzione, specie in discesa. Con numerosi tornanti, e superati alcuni punti dove è necessario aiutarsi con le mani per risalire alcuni gradoni di roccia, si raggiunge la sommità del canale, dove bisogna piegare a sinistra e procedere ora sul filo di cresta, in 45 min. dal punto esposto. Questa, seppur non sia eccessivamente difficile, avendo su ambo i lati pendii che precipitano verticalmente per svariate centinaia di metri, in alcuni punti risulta abbastanza esile ed esposta, da affrontare pertanto con molta attenzione. Dopo circa 10 min. e 3 ore 25 min. totali si giunge in vetta al Monte Pisanino mt. 1946.

Panorama a Nord Alto, Alpe di Succiso, Casarola e La Nuda, a Nord-Est il Cusna, a Est Cimone, Giovo e Rondinaio, a Sud-Est Pania Secca, Uomo Morto, Pania della Croce, Penna di Sumbra, Roccandagia e Tambura, a Sud Cavallo, Contrario, a Sud-Ovest Grondilice, Sagro e Isola Palmaria, a Ovest in distanza Alpi Liguri, Marittime e Monviso, a Nord-Ovest Appennino Ligure dal Ramaceto al Ragola.

Ritornato a ritroso fino a Foce Altare ho poi effettuato una divagazione (che sconsiglio ai meno esperti e in presenza di neve, ghiaccio, erba bagnata o scarsa visibilità) ossia disceso su sentiero fino ad un intaglio con una targhetta a 1704 mt. ed abbandonando qui il sentiero per risalire il ripidissimo pendio erboso soprastante, cercando di effettuare numerosi zigzag, fino a raggiungerne la sommità di tale dosso a quota mt. 1764, dalla quale si ha una meravigliosa visuale sulla vertiginosa parete del Pizzo Maggiore, in 45 min. dal Pisanino e 4 ore 10 min. totali. Disceso poi il pendio erboso puntando grossomodo verso Ovest-Sud-Ovest si perviene ad un colletto alla base del ripidissimo pendio erboso del Pizzo Maggiore (che direi è risalibile, ma che in questa circostanza ho evitato), dal quale si può ammirare l’angusto canalone sottostante (Canale Sambuco) con una particolare fessura. Da qui, procedendo con cautela verso Sud-Ovest, si discende fino ad intercettare, in altri 15 min. circa, il sentiero evitando così di poco il tratto difficoltoso con cengia esposta. Ora si segue il sentiero che, dopo essere disceso fino al punto in cui è stato intercettato all’andata, risale fra pendii erbosi e alcuni tratti su facili roccette approdando dapprima al bivio non molto evidente a sinistra per il Passo della Focolaccia e poi fino alla Foce di Cardeto mt. 1642, in altri 50 min. e 5 ore 25 min. totali, ossia una stretta e suggestiva insellatura rocciosa tra il Pizzo Altare e la prima gobba del Monte Cavallo, che mette in comunicazione la Valle dell’Acqua Bianca con la Val Serenaia. Qui si trascura un sentiero a sinistra contrassegnato con segnavia , che conduce ad un punto panoramico, ed una traccia sempre a sinistra, che conduce in cresta fino alla prima gobba del Monte Cavallo, per procedere invece dritti sul  178. In breve si perviene ad un bivio con palina, dove si trascura la deviazione a sinistra sul 179 per il Rifugio Orto di Donna e ci si mantiene ancora sul 178, che in breve scende fino al punto in cui l’ho abbandonato all’andata alla base del canalone. Da qui si discende sullo stesso percorso già effettuato fino al parcheggio, in 1 ora 20 min. da Foce di Cardeto e 6 ore 45 min. totali.

Galleria fotografica:

Grafici del percorso:

Commenti:

I seri problemi autostradali di quest’estate a ponente nei week end ed un meteo un po’ più incerto han fatto propendere per questa escursione molto interessante al Re delle Apuane, la vetta più alta della catena, che con la maestà degna solo di un sovrano, non si mischia con le altre vette, e ne rimane in disparte rispetto allo spartiacque principale. La sua ascesa non è assolutamente semplice da nessun versante lo si voglia conquistare, presentando tratti molto esposti che richiedono molta attenzione, prudenza, piede fermo, assenza di vertigini e condizioni ottimali, sia di meteo che di terreno…da evitare infatti ai meno esperti in caso di terreno bagnato o ghiacciato, in quanto scivolare in alcuni punti può essere fatale. Al percorso della via normale ho effettuato, come citato nella descrizione dell’itinerario, un paio di varianti fuori sentiero che però è bene affrontarle solo se esperti e in condizioni meteo ottimali. Il passaggio per il colletto, prima variante effettuata, debbo dire che è da considerarsi nel complesso semplice da ambo i lati, pur non esistendo traccia alcuna (peccato che non venga tracciato, permetterebbe di risparmiare parecchio sviluppo e tempo rispetto alla normale che passa per Foce di Cardeto). La seconda variante è il raggiungimento senza alcuna traccia su ripidissimo pendio di paleo alla vetta senza nome a quota 1764, poco sotto al Pizzo Maggiore, deviazione apprezzabile che permette di ammirare la precipite parete del Pizzo Maggiore ed il sottostante Canalone Sambuco con la particolare galleria alla base delle sue pareti. Bellissime fioriture di Gigli e non solo.

 

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