Rocca Vaccaria mt.1167 anello da Sambuco

La Rocca Vaccaria è un rilievo dell’Appennino Ligure che si innalza alle spalle del litorale tra Genova Voltri e Arenzano, situato sullo spartiacque appenninico principale. Si tratta di un rilievo tondeggiante, poco eminente, a copertura prativa fino in vetta e si trova nelle vicinanze del più blasonato Monte Reixa, divisi dall’insellatura del Passo Vaccaria. Qui propongo un anello da Sambuco, che non è però la via più comoda per raggiungerla.

🏁 Punto di partenza: Sambuco mt. 399

⚠️ Difficoltà:          EE fino al Passo del Faiallo, E tutto il resto

Sviluppo            15,7 km

📈 Dislivello:           950 mt. circa

⏱️ Tempi:              Giro ad anello totale 7 ore 10 min.

📅 Data escursione:     10/01/2020

🚥 Periodi consigliati:  Autunno, Inverno e inizio Primavera

🔎 Valutazione:        ⭐⭐⭐

Accesso:

Da Genova con l’autostrada A10 fino a Voltri. Usciti dall’autostrada si svolta a destra sull’Aurelia (SS1) andando ad attraversare Voltri fino al suo termine, dove bisogna poi svoltare a destra. Si procede quindi lungamente su Via delle Fabbriche fin quando termina dopo un gruppo di case (ove si restringe notevolmente) diventando Via Fiorino. Ora su di essa si continua passando sotto al viadotto autostradale fin quando, in corrispondenza di una strada che si stacca sulla sinistra in discesa con fermata del bus e alcuni bidoni della spazzatura, si abbandona la strada principale deviando appunto a sinistra su questa stradina, Via Osvaldo Moretti. Questa discende fino ad attraversare il Torrente Cerusa su ponte, superato il quale si svolta a destra procedendo sulla stretta strada che, a tratti piuttosto ripida, risale con numerose serpentine fino a raggiungere Sambuco dove, nei pressi della chiesa, si può lasciare l’auto.

Itinerario:

Dalla chiesa di Sambuco bisogna subito svoltare a destra e procedere in discesa su asfalto in Via Osvaldo Moretti per circa 1,2 km ossia fino ad un ponte sul Rio Secco in 10 min. circa, punto in cui, prima di tale ponte ed in corrispondenza di un pannello in legno esplicativo sul percorso torrentistico, si abbandona l’asfalto per seguire una traccetta. Questa porta a risalire il Rio Secco e va pertanto abbandonata dopo circa 40 metri svoltando a destra ed andando a guadare il rio, che qui forma dei graziosi laghetti. La traccia continua risalendo fino ad intercettare una stradina inerbita, ove si incontra una palina in legno con indicazione per il Faiallo. Si imbocca tale stradina a destra solo per pochi metri, abbandonandola subito a sinistra seguendo una nuova palina indicatrice che, ora su sentierino riportante dei segnavia e alcuni , conduce poi ad un bivio di tracce. Qui si trascura il a sinistra, andando a seguire il solo a destra rasentando quasi subito un rudere puntando (con tratti in cui diviene un po’evanescente) grossomodo verso Est ed infine, con qualche svolta, si risale poi fino al soprastante crinale in corrispondenza di un’edicola votiva. Ora su sterrata si risale fino ad incontrare una casa isolata ed in breve si sbuca su asfalto in Via ai Soggi. Svoltando qui a sinistra in salita su asfalto si giunge in breve a Case Soggi mt. 430, in altri 25 min. e 35 min. totali, ed attraversata tale frazioncina si oltrepassa un cancello metallico che adduce ad una distesa prativa adibita a pascolo. Si segue ora il sentiero riportante segnavia che risale il pendio erboso per poi piegare a destra e fra arbusti e roccette si perviene in breve ad un nuovo cancelletto da superare. Con modesta risalita si giunge al Pian della Biscia mt. 520, ove diparte sulla sinistra un dismesso sentiero che risale il crinale verso il Bric Riundo indicato solo da alcuni ometti di pietre, deviazione da trascurare continuando ancora sul . Questo procede in falsopiano mantenendosi a mezzacosta sul pendio, che al di sopra diviene via via più roccioso, passando poi alla base di poderose pareti e canaloni. Superati i ruderi di Case Sprave mt. 625, in altri 55 min. da Case Soggi, il sentiero svolta bruscamente a sinistra, sempre in falsopiano, divenendo decisamente più esile ed alternando tratti aperti ad altri in rado boschetto. Si giunge poi al guado del Rio Gardorea e da questo si risale alla base di un grosso pinnacolo aguzzo, nei pressi del quale bisogna piegare a destra andando così a guadare il Torrente Cerusa, in altri 40 min. e 2 ore 5 min. totali. Il sentiero si addentra in un bosco di alti arbusti risalendo ora il pendio con fitta serie di ripidi tornantini fino a sbucare in prossimità di Case Piccardo mt. 867, faticosamente dopo un’ora e 5 min. dal Cerusa. Seguendo sempre i si compie ora un lungo traverso in falsopiano verso destra, Nord-Ovest, andando così a sbucare sull’asfalto della SP73 del Faiallo in corrispondenza del Passo della Cerusa mt. 931 (io in realtà il sentiero l’ho abbandonato un pochino prima perché era impercorribile a causa degli alberi piegati dal peso della neve che non permettevano di procedere oltre e, avendo deviato a sinistra nel bosco, sono sbucato su asfalto un po’ più in alto rispetto al passo), in altri 40 min. circa. Ora seguendo la strada (che volendo dopo 400 metri è tagliabile seguendo l’AV) per circa 1,7 km si perviene al Passo del Faiallo mt. 1044, in altri 30 min. e 4 ore 20 min. totali, oltre il quale si procede sempre su asfalto per circa 130 metri, abbandonandolo in corrispondenza della strada a sinistra che conduce al Rifugio La Nuvola sul mare mt. 1044, che si raggiunge dopo circa 200 metri in moderata salita su strada ed in 5 min. dal passo. Oltrepassato il rifugio bisogna seguire l’ che inizia subito a perdere quota su sterrata fino a raggiungere, dopo 10 min. circa, Casa Tassara mt. 1000, dove bisogna continuare sull’ che piega ora decisamente a sinistra abbandonando così la sterrata ed iniziando a prendere quota all’interno di un rado boschetto. Usciti poi dal bosco, dopo altri 25 min. circa, si approda sull’ampio crinale al Passo Vaccaria mt. 1112, insellatura tra il Monte Reixa e la vicina Rocca Vaccaria mt. 1167, che da qui si risale agevolmente su pendio, in altri 5 min. circa e 5 ore 5 min. totali.

Panorama a Nord Bric del Dente, a Nord-Est Tobbio ed il vicino Monte Reixa, Giarolo, Ebro, Cavalmurone, Legnà e Antola, a Est Maggiorasca, Aiona, Ramaceto, Zatta, Genova, Apuane e Monte di Portofino, a Sud-Est Tardia di Ponente, a Sud la Corsica, a Sud-Ovest Argentea, Rama e Beigua con dietro Frontè, Saccarello, Antoroto, Pizzo d’Ormea, Mongioie e Mondolè, da Ovest a Nord-Ovest le Alpi Occidentali con Monviso, Gran Paradiso, Cervino e Rosa.

Dalla vetta si torna al Passo e da questo seguendo il sentiero V bianca (segnavia che nella circostanza non erano avvistabili data la tanta neve), che punta decisamente ad Est e si discende fino ad intercettare il sentiero pochi metri a valle rispetto al Passo Saiardo (volendo è possibile qui fare una modesta deviazione al vicino Bric Saiardo mt. 1088), in 35 min. circa. Il sentiero procede su crinale dapprima verso Sud in moderata pendenza per poi raggiungere verso Est i ruderi di Ca du Bullu mt. 979, andando poi a tagliare le pendici orientali dell’irrilevante Cima Sineuvin mt. 983 e discendere con qualche zigzag fino al Passo della Gava mt. 752, in 30 min. e 6 ore 10 min. totali, crocevia di sentieri. Trascurando a sinistra il che conduce al Passo del Faiallo, a destra la sterrata riportante sempre e “M” bianca per Arenzano, nonché il sent. che procede dritto verso il Passo Tardie, si svolta invece dietro alla panca in legno seguendo il sentiero con indicazione per Sambuco su piccola palina in legno riportante segnavia . Questo perde quota subito velocemente su pendio erboso per poi addentrarsi in un rado boschetto e raggiungere il Rio Gava, nelle vicinanze di un piccolo laghetto (che si può raggiungere con breve digressione, ma su ripido e scivoloso pendio di erba e radi alberi). L’esile e tortuoso sentierino (dato per EE) segue ora in pratica fedelmente il corso del rio mantenendosi alla sua destra e sovrastandolo di qualche decina di metri. Raggiunto poi il rio nel punto in cui devia a sinistra formando una specie di canyon, si sale brevemente su canalino per poi piegare a sinistra su cengia esposta ma ampia che sovrasta così il suddetto canyon. Oltrepassata la cengia si torna a scendere fino a raggiungere il guado del Rio Gava, in altri 25 min. circa, oltre il quale, con risalita di pochi metri, in breve bisogna guadare anche il Rio Malanotte. Il sentiero, che riporta sempre segnavia , discende moderatamente ma in maniera costante fra rada boscaglia e bassi arbusti giungendo ad un punto poi in cui si biforca in corrispondenza di un tratto attrezzato con parapetto e tubo che attraversa entrambe le tracce. Qui ci si mantiene su quella di destra passando appunto sotto a detto tubo e continuando così la discesa fino a sbucare su sterrata, che bisogna seguire a sinistra per circa 70 metri incontrando così un cancello che va oltrepassato, in altri 30 min. dal guado. Ora su asfalto si scende per altri 400 metri giungendo così alla chiesa di Sambuco, in altri 5 min. e 7 ore 10 min. totali, chiudendo l’anello.

Galleria fotografica:

Grafici del percorso:

Commenti:

Escursione piuttosto impegnativa, non tanto per il percorso in se quanto per le condizioni ambientali trovate. Infatti, malgrado l’idea iniziale prevedesse da Case Soggi di risalire il crinale del Bric Riundo per poi proseguire fino all’Argentea, si è dovuto comunque ridimensionare il progetto. A Case Soggi è abortita l’idea di salire il crinale per le fortissime folate di vento, quindi si è deciso di percorrere il rombo rosso che però, essendo un sentiero dismesso seppur in ordine, è ben poco frequentato e quindi non battuto e ci ha costretto a batter faticosamente traccia su neve non portante in certi punti con più di un metro di coltre. Raggiungere la strada del Faiallo è stato un vero e proprio calvario, senza contare che invece di esserci il miglioramento previsto in mattinata durante la salita è venuto pure a nevicare. La strada del Faiallo seppur ingombra di neve era comunque ben percorribile in quanto già battuta da qualcuno e perlomeno qui si è tornati ad andare ad un’andatura decente (sarebbe stato meglio l’asfalto ma rispetto al tratto precedente sembrava comunque di volare). Poi giunti poco sotto al Passo Vaccaria un vento patagonico ci ha colto con una forza tale da sbatterci quasi per terra, vento ampiamente previsto ma che non credevo potesse essere così forte. La discesa, seppur priva fino al Passo della Gava delle tracce sperate, è stata molto più agevole e veloce, quindi fino a Sambuco senza grossi problemi. La fatica fatta per raggiungere il crinale è stata però ricompensata dello spettacolo che la natura ha saputo offrirci nell’occasione, con un ambiente da Scandinavia fra pini ricoperti da quantità impressionanti di neve con alle spalle il mare ed un gioco di luce particolare verso Capo Noli. Per il momento però mi sento di sconsigliare il percorso da me effettuato, anche se perlomeno ora noi l’abbiamo battuto per i posteri. Le tempistiche, specie nel tratto da Torrente Cerusa al Faiallo, sono ovviamente abbondanti, in condizioni estive ci si impiegherebbe naturalmente molto di meno.

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