Monte Maniglia mt. 3183

Il Monte Maniglia è una montagna delle Alpi Cozie che si trova sullo spartiacque alpino principale, sul confine italo-francese e separa la valle Varaita dalla valle Maira. Il versante orientale domina l’ampia conca alla base del colle dell’Autaret (nell’alta valle di Bellino), il versante sud domina la valle del Maurin in alta valle Maira, mentre il versante nord-ovest discende con ripide pareti rocciose scoscese sul vallon de Mary, valle laterale della valle dell’Ubaye. Il nome deriva dal termine occitano maneia, nel senso di manico o ansa, e si riferisce alla forma arcuata della montagna. Qui propongo la salita dalla Val Maira, ma è possibile raggiungerla anche da S.Anna di Bellino in Val Varaita. Inoltre descrivo un percorso differente per il ritorno con variante alpinistica, che mi sento comunque di sconsigliare in quanto non aggiunge granché

🏁 Punto di partenza:  Grange Collet  mt. 2006

⚠️ Difficoltà:           E fino alla vetta, PD il tratto alpinistico, EE tutto il resto, su tracce labili o inesistenti

Sviluppo:            16 Km

📈 Dislivello:            1250 Mt. circa

⏱️ Tempi:               Giro ad anello totale 5 ore 50 min.

📅 Data escursione:       27/07/2013

🚥 Periodi consigliati:     Da Giugno a Ottobre

🔎 Valutazione:         ⭐⭐⭐⭐⭐

Accesso:

Da Genova con l’autostrada A10 fino a Savona poi svoltare a destra seguendo le indicazioni per Torino sulla A6 fino a Mondovi’. Usciti dall’autostrada si segue la superstrada e ad una rotonda si segue la SP564 fino alle porte di Cuneo. Qui si svolta sulla SP21 che evita la città e lambisce Boves, poi si svolta a destra seguendo le indicazioni per la Val Maira e Val Grana. Dopo un paio di rotonde, seguendo sempre i cartelli marroni indicanti le due valli, si procede poi sulla SP41, che poi confluisce nella SP422 e attraversa Caraglio, poi Dronero, Cartignano, San Damiano Macra, quindi Prazzo, Acceglio, Saretto ed infine a Chiappera. Una volta superato il borgo, si perviene in breve ad un bivio dove bisogna mantenersi a destra. La strada è inizialmente asfaltata ma dopo poco diviene sterrata che è comunque percorribile tranquillamente anche con auto normali, ma procedendo comunque con cautela, fino al Grange Collet, dove in un ampio spiazzo si può lasciare l’auto.

Itinerario:

Dal Grange Collet mt. 2006 si procede su sterrata con segnavia (Sentiero Cavallero), T13 e T16 che in moderata salita raggiunge in meno di 5 min. un successivo Grange, in corrispondenza del quale si incontra un bivio di sentieri. Qui bisogna abbandonare il ed il   T13, che piegano a sinistra con indicazione per il Colle del Maurin, per procedere invece a destra seguendo il  Gta  T16, con indicazione per il Colle di Bellino. Su sterrata si continua in moderata salita, costeggiando dei ruderi, per poi incontrare un guado sul torrente che qui va trascurato mantenendosi alla sua sinistra su esile sentierino che, dopo poco, piega a destra (attenzione a non continuare su questa sponda come ho fatto io, dovendo poi guadare il torrente molto più a monte, nelle vicinanze del Grange Maurin) andando poi ad attraversare il rio su passerella in legno in corrispondenza del Grange Turrè. Qui il sentiero con segnavia piega a sinistra e procede in moderata ma costante salita mantenendosi qualche metro sopra al rio, andando poi a raggiungere, dopo circa 45 min. dal bivio, il Grange Maurin mt. 2150. Ora il sentiero attraversa il rio e prende a salire con maggiore decisione fra belle distese prative fin quando si incontra un cartello in legno che, malgrado piuttosto sbiadito, indica di svoltare a sinistra per il Monte Maniglia, in altri 35 min. dal Grange. Seguendo ora i ci si inerpica con frequenti tornantini portandosi a rasentare alcune paretine rocciose. Terminati i tornanti si approda su di un ripiano erboso che va superato raggiungendo un ripiano superiore sede di un piccolo laghetto, in 15 min. dal bivio ed 1 ora 40 min. totali. Superato il piccolo lago, con breve risalita, si approda su di un ulteriore ripiano, dove appare per la prima volta la meta di giornata, il Monte Maniglia. Prestando ora attenzione a non perdere la traccia, che in questo punto tende a sparire (bisogna mantenersi più verso destra stando attenti a cercare gli ometti), si punta verso Nord, attraversando delle modeste pietraie fin quando il sentiero piega decisamente a destra, sovrastando un piccolo laghetto. Seguendo sempre i sbiaditi e i vari ometti si procede ora su ampio spallone panoramico che in moderata ma costante salita conduce alla Bassa di terrarossa mt. 2832, in 1 ora dal laghetto e 2 ore 40 min. totali, riconoscibile appunto per il terriccio di colore rossastro. Il sentiero perde momentaneamente quota per tornare subito a salire pressoché sul filo (o poco sotto verso Est) della cresta spartiacque. Raggiunto poi un ripiano detritico panoramico, rimane da risalire l’ultima semplice ma ripida rampa di sfasciumi che permette di raggiungere, in 45 min. dalla Bassa di terrarossa e 3 ore 25 min. totali, la vetta del Monte Maniglia SE mt. 3177, dove vi sono alcuni cippi ed ometti. Per raggiungere la cima più alta bisogna scendere di qualche metro fino ad un modesto intaglio roccioso e da questo proseguire per semplici passaggi su roccette, aiutandosi in alcuni punti con le mani, fino alla vetta del Monte Maniglia NO mt. 3183.

Panorama a Nord sul Pic du Pelvat, Mongioia e Salza, a Nord-Est il Monviso e i suoi satelliti, ad Est Pelvo d’Elva, Rocca la Marchisa, Chersogno e Faraut, a Sud-Est Monte la Bianca e Rocca la Meja con dietro le Marittime (Argentera e Matto su tutte), a Sud Auto Vallonasso, Oronaye, Rocca Bianca, Sautron, Meyna e Rocca Blancia, a Sud-Ovest Brec de Chambeyron, Tete de l’Homme e Aiguille de Chambeyron, ad Ovest la Mortice, Pic de Panestrel e Pic de la Font Sancte e a Nord-Est Pointe Haute de Mary e Denti di Maniglia con dietro Ailefroide, Pelvoux, Barre des Écrins e Doigt de Dieu.

Per la discesa o si procede sullo stesso percorso dell’andata, oppure si può optare per un percorso alternativo, ma che comporta delle difficoltà di tipo alpinistico, quindi non adatto ai meno esperti e comunque agli escursionisti sprovvisti di materiale alpinistico. Bisogna ripercorrere a ritroso il sentiero dell’andata per circa un centinaio di metri, per poi svoltare a destra su sfasciumi puntando verso Ovest, ossia verso il Col di Ciabriera (Col du Roure). Si perde quota senza problemi fin quando si approda al margine di una balza rocciosa che all’apparenza sembra insuperabile, in 20 min. circa dalla vetta. In realtà, in corrispondenza di un ometto, vi è un canalino che permette di scendere verso il Colle di Ciabriera. Questo canale, di circa 15 metri, è attrezzato con due corde ed uno spit. Una volta superato, si procede agevolmente su traccetta di sfasciumi fino al Col di Ciabriera mt. 2821, dove bisogna svoltare a sinistra e, senza traccia alcuna, discendere il vallone mantenendosi sotto la dorsale del Monte Maniglia. Quindi bisogna portarsi a ridosso di un’elevazione con cippo ma più alti rispetto all’ormai evidente Lago Ciabriera sulla nostra sinistra. Poi, dopo aver disceso un breve e semplice canalino misto di erbette e rocce, si approda ad un ripiano erboso attraversato da un rio. Qui appare una traccia con qualche ometto che costeggia il rio e conduce ad un sottostante ed ampio pianoro erboso, da attraversare puntando ad un particolare grosso masso in bilico. Al fondo del pianoro bisogna piegare a sinistra e con breve discesa si raggiunge il piccolo laghetto incontrato all’andata, in 1 ora dal canale sopra al colle. Ora come per l’andata in 1 ora 5 min. e 5 ore 50 totali si ritorna al Grange.

Galleria fotografica:

Grafici del percorso:

Commenti:

Davvero una gran bella gita, dove il pezzo forte è indubbiamente il panorama. Il percorso di salita dal punto in cui si abbandona il Gta fino alla Bassa di terrarossa è poco frequentato ed in ambiente selvaggio. Come già citato nella descrizione, poco dopo il laghetto è bene stare attenti a non perdere la traccia, ovviamente parlo per esperienza vissuta dato che ad un certo punto mi sono ritrovato in un prato senza sapere dove andare….poi risalendo di qualche metro sulla destra ho avvistato un ometto e dopodiché la traccia si è mantenuta piuttosto evidente fino in vetta. Per quanto riguarda il giro effettuato al ritorno mi sento di sconsigliarlo vivamente a chi non è pratico di manovre alpinistiche (come me peraltro, che però ho intrapreso la disarrampicata con una persona esperta in manovre alpinistiche) ed in generale a chi non ha grande dimestichezza con la roccia. La parte iniziale per entrare nel canalino è una esile cengietta inclinata ed esposta ricoperta di pietrisco infido, che però calandosi con la corda viene evitato, quindi vi è un diedro con un salto di qualche metro, superato il quale vi è un piccolo terrazzino ed infine l’ultima placchetta inclinata. Attenzione poi a non sbagliare il punto dell’attacco del canalino in quanto, pochi metri oltre l’ometto di riferimento, vi è un altro ometto che conduce ad un sottostante diedro fessurato pericoloso e non attrezzato. Il tratto dal Colle fino al Lago Ciabriera è senza alcuna traccia e si viaggia a vista, pertanto in caso di scarsa visibilità è opportuno evitare di effettuare questo percorso optando per il più tranquillo percorso d’andata. Ad ogni modo posso dire con certezza che la variante del ritorno non aggiunge nulla, pertanto evitabile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *