Monte Argentea mt. 1082 anello da Curlo

Il Monte Argentea è una montagna dell’Appennino Ligure, una delle cime che fanno parte del gruppo del Beigua situata in posizione leggermente discosta verso sud dallo spartiacque principale ligure-padano. L’Argentea è una facile e frequentata meta escursionistica, raggiungibile sia dal versante meridionale, come in questo caso, che dall’entroterra con una fitta rete di sentieri. Qui propongo un articolato anello che permette di ammirare il Lago della Tina ed altri laghetti superiori e numerose cascate.

🏁 Punto di partenza:  Pian del Curlo mt. 290 circa

⚠️ Difficoltà:          EE il tratto dal Lago della Tina (con un paio di punti F, I°) al sentiero C2, la deviazione alla cascata del Rio della Gava, la deviazione alla Cascata del lerone, la cresta dell’Argentea, il tratto di sent. Stella Bianca ed il sent. Collain, tutto il resto E

Sviluppo:            19 Km

📈 Dislivello:           950 Mt. circa

⏱️ Tempi:              Giro ad anello totale 6 ore 45 min.

📅 Data escursione:      17/04/2021

🚥 Periodi consigliati:  Autunno, Inverno o Primavera

🔎 Valutazione:         ⭐⭐⭐⭐

Accesso:

Da Genova con l’autostrada A10, uscire ad Arenzano e, alla rotonda, bisogna svoltare a destra verso Savona. Appena prima della Colletta si svolta a destra verso Terralba, poi, dopo qualche centinaio di metri e prima che la strada inizi a perdere quota, bisogna svoltare a sinistra in Via Pecorara. Questa è una stretta e ripida stradina che bisogna seguire fino a quando non termina, in corrispondenza del Pian del Curlo, dove si può lasciare l’auto in uno spiazzo nei pressi di un’area pic-nic.

Itinerario:

Dal parcheggio al Pian del Curlo mt. 290 circa bisogna subito trascurare il sentiero che inizia al fianco della costruzione dell’acquedotto e prendere invece una sentierino poco più in basso con indicazione per il Lago della Tina. Questo in moderata discesa, rasentando sulla sinistra una recinzione, conduce dopo circa 150 metri su di una sterrata che va ora seguita a destra in salita e, dopo aver trascurato a destra il bivio per il Centro Ornitologico Vaccà e superato il Rio Lissolo, piega decisamente a sinistra, Ovest, fino ad un tornante in Loc. Passo Gua, in 15 min. circa. Qui la si abbandona per seguire un sentierino a sinistra con indicazioni per il Lago della Tina contrassegnato dalla lettera T e che si mantiene in falsopiano per circa 800 metri pervenendo poi ad un bivio, ove bisogna trascurare a sinistra il sentiero che scende a sinistra verso il Ponte Negrone e procedere invece ancora dritti sempre seguendo le indicazioni per il Lago della Tina e le T. Il sentierino si mantiene in falsopiano o moderata discesa con tratti panoramici e aerei (sentiero ampio ma esposto, prestare attenzione) alternati ad altri fra rado boschetto ed eriche giungendo poi, dopo altri 500 metri, ad un nuovo bivio, dove si trascura a destra la deviazione per Ruggi e si svolta invece a sinistra in discesa. Guadato poi il piccolo Rio Coletti si discende comodamente fino al guado del Rio Lerone al Passo du Figu mt. 333 in altri 30 min. circa, punto in cui, se si vuole andare a vedere il Lago della Tina, bisogna trascurare il guado del Rio Lerone e mantenersi a destra seguendo ancora le frequenti T.  La traccia rasenta la sponda destra del Lago della Tinetta per poi portarsi dopo un piccolo guado, sulla riva sinistra del torrente risalendo su roccette fino al Lago della Tina mt. 350, in 5 min. dal guado e 50 min. totali. Qui io ho optato per esplorare e risalire un po’ il torrente e per fare ciò, visto che il Lago della Tina non è superabile, bisogna discendere a ritroso fino al guado sopra al Lago della Tinetta seguendo poi una vaga traccetta fra la vegetazione che risale a sinistra e conduce a sovrastare il Lago della Tina e discendere un modesto salto portandosi così a guadare, con molta attenzione, il torrente in corrispondenza del salto della cascata. Mantenendosi poi sulla sponda sinistra, destra orografica, si rasentano un paio di piccoli laghetti dei quali quello superiore con graziose tinte, punto in cui il torrente attraversa un piccolo canyon, non percorribile a piedi. Risalendo pertanto su facili roccette sulla sinistra (I°), una traccetta porta a superare un saltino di roccia sovrastando così il canyon ed approdando ad un laghetto piuttosto lungo e stretto. Giunti a questo punto si può procedere ancora per una sessantina si metri sul pendio soprastante il laghetto compiendo un traverso su erba fino ad una cascata, fermandosi qui in quanto proseguire oltre diviene complesso, in 30 min. dal Lago della Tina. Tornati a ritroso fino al primo lago sopra alla cascata della Tina dove si può guadare con relativa facilità per andare poi a risalire, grossomodo verso Sud, il soprastante pendio erboso portandosi leggermente a destra e cercando i punti meno ripidi per poi rimontare una pietraia al termine della quale in breve si intercetta il sentiero C2 in corrispondenza di una grossa parete rocciosa alle pendici de il Gruppo, in altri 25 min. e 1 ora 45 min. totali. Qui bisogna piegare a sinistra e procedere appunto sul sentiero C2 che dopo circa 500 metri conduce ad un ponticello sul Rio della Gava, che qui forma alcune cascatelle. Volendo è possibile effettuare una breve deviazione piegando a destra e procedendo, prestando la dovuta attenzione, su esile ed esposto percorso lastricato fino ad un paio di graziosi salti del torrente. Tornati a ritroso fino al ponte, lo si attraversa e dopo altri 200 metri si perviene ad un secondo ponticello, il Ponte dei Ruggi sul Rio Lerone, che una volta attraversato conduce ad un bivio di tracce ove bisogna mantenersi su quella di sinistra, sempre il C2. In moderata salita si perviene dopo poco più di 100 metri ad un nuovo bivio, in altri 15 min. e 2 ore totali, punto in cui ho abbandonato il C2 che continua dritto, per svoltare invece a destra seguendo il sentiero di Rocca Spaccà (indicazione su palina di legno parzialmente cancellata), che inizia subito piuttosto erto e con qualche tornantino prende quota fra la rada vegetazione conducendo poi ad attraversare appunto la spaccatura fra due grosse pareti rocciose (Rocca Spaccà). Si risale ancora fino ad arrivare nei pressi di una bella cascata nel Rio Lerone, in altri 20 min. circa, dove una traccia scende, nel tratto finale decisamente ripida, fino al laghetto alla base del salto di circa una quindicina di metri. Oltre tale deviazione in breve si perviene sul sentiero “A in campo bianco” che va ora seguito a destra andando dopo poche decine di metri a guadare il Rio Lerone a monte della predetta cascata. Questo panoramico sentiero va seguito per circa 350 metri, ossia fino ad un bivio dove bisogna abbandonare la A e svoltare a sinistra seguendo un sentiero con indicazione per il Passo della Gava, ora con segnavia “M bianca”. Si risale il pendio sbucando poi, dopo 30 min. dalla cascata e 2 ore 50 min. totali, in corrispondenza di una vasca antincendio che bisogna rasentare sulla destra e terminata la quale piegare a sinistra seguendo una traccetta che risale il pendio passando pochi metri sotto alla Casa della Gava. Questo sentiero, “V bianca” e “M bianca” procede in moderata salita a mezzacosta fra rocce e rado boschetto, quindi, dopo circa 1 km, vi confluisce il sentiero   proveniente a destra dal Passo della Gava. Ora seguendo le “M bianca”, “V bianca” e  dopo circa 150 metri si perviene alla Fonte Leone mt. 866, sorgente che da origine al Rio Lerone, oltre la quale il sentiero compie un paio di tornanti per poi procedere in direzione Sud-Ovest giungendo poi ad un nuovo bivio, in altri 30 min. circa. Qui si trascura a destra il V bianca” che risale verso il Passo Vaccaria, e ci si mantiene sul sentiero di sinistra in falsopiano con segnavia M bianca” e  che conduce dapprima al guado del Rio Garduin e poi al bivio, da trascurare a destra, per il Bivacco Buniccu. Ora il sentiero esce dal boschetto e diviene decisamente panoramico tagliando a mezzacosta un pendio erboso, quindi entra nuovamente in un breve boschetto per poi uscirne in prossimità di un nuovo bivio, dove bisogna abbandonare a sinistra in piano il con indicazione per il Monte Argentea e svoltare a destra seguendo il sentiero M bianca” in moderata salita con indicazione per il Passo Crocetta. Questo taglia il pendio erboso passando alle pendici della Rocca del Groppazzo e dopo 1,2 km giunge su crinale in corrispondenza del Passo Crocetta (Croixetta) mt. 1064, in altri 40 min. e 4 ore totali, punto in cui bisogna svoltare a sinistra e seguire l’ per qualche decina di metri per poi abbandonarla e procedere a sinistra seguendo l’indicazione per il Rifugio Argentea mt. 1088, che si raggiunge in altri 5 min. circa. Ora bisogna seguire il sentierino contrassegnato da segnavia e che discende verso Sud per crinale fino ad una selletta che separa la Cima Pian di Lerca dal Monte Argentea, punto in cui bisogna trascurare a destra la traccia che scende al Rifugio Padre Rino e procedere dritti pervenendo poi alla base delle cresta rocciosa che funge da bivio. Van bene entrambe le soluzioni e conducono tutte in vetta, io nella fattispecie ho trascurato a sinistra il sentiero e per continuare dritto intraprendendo la crestina rocciosa che, superando alcuni blocchi rocciosi su percorso un po’ malagevole, permette di raggiungere dapprima la piccola croce sul punto più alto della cresta e poi la vetta con madonnina del Monte Argentea mt. 1082 in 10 min. e 4 ore 15 min. totali.

Panorama parecchio limitato dalla foschia ma in giornate tersi si può ammirare a Nord Cervino, Rosa e Weissmies, a Nord-Est Rocca Vaccaria, Punta Martin, Antola, a Est Ragola, Maggiorasca, Aiona, Gottero, Monte di Portofino e Apuane, a Sud la Corsica, a Ovest Rama e Beigua, a Nord-Ovest Gran Paradiso.

Dalla vetta si può scegliere se scendere ad Est sul sentiero con segnavia e oppure il più diretto sentiero “stella bianca”, io ho optato per seguire quest’ultimo che, puntando verso Sud, discende in maniera piuttosto ripida (evitare con fondo bagnato, diventa molto scivoloso) fra roccette e pini, quindi attraversa una distesa prativa fino ad approdare al grazioso ripiano erboso della Collettassa mt. 928, in 15 min. dalla vetta, punto in cui bisogna trascurare a destra il sentiero A in campo bianco” che discende al Rifugio Padre Rino e seguire invece tale sentiero svoltando a sinistra in falsopiano. Il sentiero discende moderatamente puntando perlopiù verso Est per circa 500 metri ossia fin quando svolta bruscamente verso sinistra alle pendici delle Rocche dell’Aguggia mt. 848, che da qui si possono raggiungere con breve deviazione a destra su pendio erboso, in altri 10 min. e 4 ore 40 min. totali. La bella mulattiera punta ora verso Nord e, dopo circa 450 metri, conduce al guado del Rio Collain, superato il quale, dopo meno di 50 metri ed in corrispondenza di una curva, bisogna abbandonare il sentiero “A in campo bianco” e piegare a destra sul non molto evidente e privo di indicazioni “Sentiero Collain”, in 10 min. dalle Rocche. Questo sentiero, che desta in condizioni un po’fatiscenti, alterna tratti evidenti ad altri decisamente più evanescenti dove bisogna stare attenti a non perderlo fra la vegetazione (utile avere con se un navigatore GPS). Dopo un primo tratto in cui compie un traverso in moderata discesa puntando verso Est effettua alcuni tornanti e perde maggiormente quota portandosi poi a guadare il Rio di Montegrosso nel punto in cui converge anche il Rio Collain ed unendosi danno vita al Rio Cu du Mundu. Procedendo ora perlopiù paralleli al rio addentrandosi in una pineta un po’malconcia con numerosi tronchi abbattuti, si discende stando attenti a non perdere la traccia fino ad intercettare il Sentiero dell’Ingegnere a quota 496 mt. in altri 40 min. e 5 ore 30 min. totali. Ora bisogna seguire appunto questo sentiero sulla sinistra contrassegnato da una I e C5, che dopo circa 80 metri permette di raggiungere le Pose du Campanin, dove è posta una panchina con bella visuale sulle pareti delle Rocche dell’Aguggia. Proseguendo, dopo poche decine di metri, si perviene ad un nuovo bivio, ove bisogna trascurare a destra il Sentiero dell’Ingegnere che discende fino a Ponte Negrone e mantenersi sul sentiero di sinistra in piano, sempre C5, che dopo poco meno di 200 metri conduce al guado del Rio du Mou, agevolato con fune, e poco dopo al guado del Rio Guadi, anche qui con l’ausilio di fune. Superate le Pose di Guadi e passando poi poche decine di metri a valle del Rifugio Sambugo, dopo circa 400 metri si perviene ad un trivio, in altri 15 min. circa, dove si trascura il sentiero a destra che conduce a Ponte Negrone, quello a sinistra che conduce al Rifugio Sambugo e si procede dritti seguendo le indicazioni per il Lago della Tina, ancora sul C5. Il sentiero esce ora dal bosco e discende fra le eriche raggiungendo poi un nuovo bivio, dove a sinistra si trascura il sentiero che conduce a Ruggi e ci si mantiene su quello principale, ora C2, che con qualche svolta digrada fino al guado del Rio Lerone al Passo du Figu, chiudendo qui di fatto l’anello, in altri 10 min. e 5 ore 55 min. totali. Ora si può rientrare effettuando lo stesso percorso dell’andata oppure, come ho effettuato io, dopo circa 1 km prendere la deviazione a sinistra per Cianella, che su esile sentierino praticamente a parallelo ma più alto rispetto a quello percorso all’andata, conduce appunto a Cianella e da qui su sterrata in piano o moderata discesa fino al Passo Gua. Ora come per l’andata fino a Curlo, in 50 min. dal Passo du Figu e 6 ore 45 min. totali.          

Galleria fotografica:

Grafici del percorso:

Commenti:

Meraviglioso e completo anello che permette di vedere, oltre al Lago della Tina, numerose cascate e ambienti diversi raggiungendo inoltre la vetta del Monte Argentea. Ambiente molto interessante e dal sapore alpino a pochi km in linea d’aria dal mare. Per i meno avvezzi al ravanamento ed ai fuori sentiero, è indubbiamente consigliabile evitare la risalita del Rio Lerone oltre il Lago della Tina e, in tal caso, se si vuole ugualmente effettuare il percorso nel senso in cui l’ho effettuato io è sufficiente giunti al primo bivio per Ruggi continuare dritti invece di scendere al Lago della Tina, che comunque si può vedere al pomeriggio (che con la luce pomeridiana è indubbiamente più bello). Inoltre bisogna tenere presente che il sentiero di raccordo del “Collain”, come citato nella descrizione, desta in condizioni di semi-abbandono, non esiste un’indicazione in entrambi i versi e l’ho rintracciato e percorso solo ed esclusivamente perché in possesso di traccia GPS, senza il quale possono sorgere problemi a percorrerlo.   

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