Pizzo d’Uccello mt. 1781

Il Pizzo d’Uccello è una montagna delle Alpi Apuane facilmente riconoscibile soprattutto per la sua Parete Nord, un appicco di quasi 800 m di dislivello. Questa montagna è anche il confine orografico ed idrografico tra l’alta valle del Serchio (Garfagnana) e quella del Magra (Lunigiana). Qui propongo un lungo anello con partenza da Ugliancaldo, meno usuale rispetto alle classiche da Equi Terme e Orto di Donna.

🏁 Punto di partenza:   Ugliancaldo mt. 753

⚠️ Difficoltà:            E il tratto iniziale fino alla ferrata e dal Poggio Baldozzana a Ugliancaldo , EEA la ferrata T.G. , EE il tratto dal Giovetto a Foce Siggioli e la Cresta di Capradossa da Foce Siggioli fino al bosco F il sentiero con tacca rossa e la normale fino alla vetta

Sviluppo:              15 Km

📈 Dislivello:                   1400 Mt. circa

⏱️ Tempi:                 Giro ad anello totale 8 ore (ma tenere presente che poi ci si impiega molto di più)

📅 Data escursione:         28/05/2017

🚥 Periodi consigliati:       Da Maggio a Giugno e da Settembre a Novembre

🔎 Valutazione:           ⭐⭐⭐⭐⭐

Accesso:

Da Genova con l’autostrada A12 fino a La Spezia, poi svoltare a destra per Parma su A15 fino ad Aulla. Usciti dall’autostrada si attraversa il ponte sul Fiume Magra per poi svoltare a destra su Via Lunigiana e proseguendo per Via Nazionale. Usciti dall’abitato si procede su SS63 seguendo le indicazioni per Fivizzano superando Pallerone, Serricciolo, Rometta fino a Comezzano dove si abbandona la SS63 per piegare a destra su SR445 (strada regionale della Garfagnana). Dopo aver superato Gassano e Casetta si arriva a Codiponte ,dove si abbandona la SR445 per piegare a destra andando così ad attraversare il paese. Si procede sulla strada comunale fino a Casciana dove si continua su SP58 che diventa piuttosto strettina e si inerpica con numerosi tornanti fino a Ugliancaldo dove, in uno spiazzo poco prima della chiesa oppure in quello successivo in corrispondenza del bivio per la cava, si può lasciare l’auto.

Itinerario:

Dallo spiazzo si trascura subito la deviazione a destra sul  176 per Equi e si precede invece dritti fino al bivio per la Cava del Cantonaccio, dove si piega a destra e si segue la strada sterrata che entra subito in un fitto bosco in moderata ma costante discesa. La strada prosegue per circa 4 km con alternanza di saliscendi fino al raggiungimento della sbarra in corrispondenza della cava, in 50 min. da Ugliancaldo. Oltrepassata la sbarra la sterrata perde momentaneamente quota per poi raggiungere un bivio di sterrate, dove bisogna trascurare il 192 che scende verso Equi e procedere dritti sul  190 seguendo le indicazioni per la ferrata T. G. , in altri 10 min. dalla sbarra. La sterrata torna ora a salire, a tratti anche piuttosto ripida, fino alla Cava del Cantonaccio, dove si trascura la sterrata che continua a destra e si procede invece dritti entrando ben presto all’interno di un fitto bosco di faggi. Dopo numerose serpentine si esce momentaneamente dal bosco per attraversare un rio in secca, dove un cavo aiuta nel risalire una placca abbastanza liscia, quindi dopo ancora qualche zigzag all’interno del bosco si raggiunge la placca al margine del bosco dove è abbastanza evidente l’attacco della ferrata Tordini Galligani, in 45 min. dal bivio ed 1 ora 45 min. totali. La prima parte di ferrata segue delle placche inclinate dove bisogna procedere in aderenza superando anche qualche risalto roccioso. Dopo uno di questi risalti si approda su di un terrazzino, superato il quale segue un tratto piuttosto semplice, ossia un piano inclinato di erba e roccette ma con pendenza meno accentuata e privo di risalti con anche qualche alberello dove poter fare una sosta all’ombra. Oltrepassato questo tratto si segue fedelmente la cresta con pendenza più o meno costante con di tanto in tanto qualche risalto leggermente più tecnico; uno di questi in particolar modo, dopo averlo superato, prevede il passaggio in aderenza su esile cengia. Raggiunto poi un ultimo risalto, con seguente terrazzino, rimane solo l’evidente ripido tratto di salita per cresta che immette sulla cresta di Capradossa, dove finisce la ferrata, in 1 ora 35 min. circa e 3 ore 20 min. totali. Terminata la ferrata si scende di qualche metro ad intercettare il sentiero 181 e, piegando a destra, in breve si raggiunge la Foce Siggioli mt. 1405. Qui si trascura subito la deviazione a sinistra sul 187, che conduce al Rifugio Donegani, e si procede dritti sul 181 che in moderata discesa si addentra in un boschetto raggiungendo poi un bivio. Il  181 prosegue a sinistra in discesa verso il Giovetto (arriveremo da qui al ritorno), mentre un’evidente traccia con prosegue dritta. Seguendo quest’ultima (che è classificabile come F ,quindi non adatta a tutti mi raccomando) si procede dapprima fra boschetto ed erba, quindi solo su erba. La traccia poi, dopo essersi momentaneamente allontanata dal filo di cresta, risale un pendio erboso zigzagando fino a riportarsi in cresta, ora rocciosa. Qui iniziano le difficoltà in quanto la traccia volge nel versante Est (ovviamente, visto che l’altro precipita pressoché verticale) e si incontra subito un passaggio un po’esposto su cengia dove fortunatamente vi sono vari appigli per le mani, I°(ma al limite del II°). Superato questo tratto si perde momentaneamente quota fino ad una forcellina dove a prima vista non risulta ben chiaro la strada che si andrà a percorrere, invece, seguendo le volta per volta non si può sbagliare. Infatti ora si procede su esile cengia di roccia inclinata prestando molta attenzione ed aiutandosi con le mani appigliandosi sulla destra, poi, dopo qualche decina di metri, diventa erbosa e un po’meno ostile, pur rimanendo sempre molto esposta. Dopodiché piega decisamente a destra andando a risalire un pendio erboso con svariati piccoli tornantini fino al raggiungimento della sommità rocciosa della cresta, ossia il Picco di Capradossa mt. 1580, in 35 min. dalla Foce Siggioli e 3 ore 55 min. totali. Da qui diventa un semplice sentierino evidente e ben segnato che fra bosco e pietraie conduce in altri 15 min. ad incrociare la normale al Pizzo d’Uccello. Qui bisogna pertanto piegare a destra e seguire i frequenti segnavia che conducono ben presto all’inizio del tratto roccioso, ossia un’alternanza di paretine ben appigliate, caminetti e intagli con difficoltà continue ma mai eccessive (qualche passaggio di II° grado, ma perlopiù di I°, dove basta un minimo di dimestichezza al contatto con la roccia), divertente e dal sapore dolomitico. La salita conduce ad un’anticima dalla quale si discende di qualche metro per risalirne un’altra decina e raggiungere su comoda traccia la vetta del Pizzo d’Uccello mt. 1781, in 35 min. dalla tacca rossa e 4 ore 45 min. totali.

Panorama a Nord Alpe di Succiso e Casarola , a Nord-Est Lago di Gramolazzo, ad Est Pisanino e Zucchi di Cardeto ,a Sud-Est Cavallo e Contrario, a Sud Grondilice e Monte Rasori, a Sud-Ovest Massa e il Monte Sagro, ad Ovest Foce di Magra, Golfo dei Poeti, Isole Palmaria, Tino e Tinetto.

Discesa nuovamente come per l’andata fino al bivio per la tacca rossa, che si trascura continuando dritti seguendo sempre i segnavia entrando quindi in un boschetto per poi uscirne dopo poco. Con breve discesa fra roccette ed erba si approda, in 50 min. dalla vetta, al Giovetto mt. 1497, crocevia di sentieri. Si trascura a destra il 191, sentiero attrezzato “Mario Piotti”, il 181 che continua dritto verso la Foce di Giovo e si scende invece a sinistra sempre sul  181 seguendo le indicazioni per Foce Siggioli e Ugliancaldo. Dopo pochi metri, al margine del bosco, si trascura la deviazione a destra sul 191 per il Rifugio Donegani e si continua dritti sul  181, che in breve entra anch’esso in un boschetto perdendo moderatamente quota. In seguito si esce dal bosco e, comodamente su erba, si procede con belle vedute sul Pisanino fino al raggiungimento di un tratto roccioso su esile cengia esposta di una decina di metri attrezzata con cavo metallico. Superato questo breve tratto si approda ad un canalino piuttosto ripido di pietre e terra che si discende aiutandosi con un cavo (piuttosto arrugginito) oltre il quale si ritorna a percorrere un fitto bosco in moderata salita andando poi a raggiungere il bivio per la tacca rossa seguito all’andata. Si prosegue ora ritornando in breve a Foce Siggioli, in 45 min. dal Giovetto, per poi oltrepassarla continuando sempre sul 181 che ora risale la Cresta di Capradossa. Raggiunta la sommità del primo dosso la traccia si mantiene sul filo dell’aerea cresta raggiungendo poi un altro paio di dossi, oltre l’ultimo dei quali si discende fino ad addentrarsi nel bosco. Il primo tratto nel bosco è piuttosto ripido ma, superate alcune asperità rocciose, si addolcisce ben presto la pendenza. In 40 min. da Foce Siggioli e 7 ore totali si giunge a Poggio Baldozzana mt. 1289, dove bisogna trascurare la deviazione a destra sul 189 per Gramolazzo e proseguire dritti per circa duecento metri fino ad incontrare un ulteriore bivio. Trascurando la traccia che procede dritta, ossia il 192 che riconduce alla sbarra della cava, si piega decisamente a destra per prati seguendo sempre il  181. Le belle distese prative vengono poi sostituite dal bosco, dal quale ne si esce solo in un paio di punti poco prima di sbucare su asfalto in corrispondenza di una Cappelletta, in 45 min. da Poggio Baldozzana. Ora non resta che piegare a sinistra su asfalto e percorrerlo per circa 800 metri, ritornando così al parcheggio, in altri 15 min. e 8 ore totali.

Galleria fotografica:

Grafici del percorso:

Commenti:

Gita davvero spettacolare, faticosa ma appagante. La via ferrata nel complesso non è difficile ma presenta comunque alcuni passaggi un po’tecnici ed impegnativi dal punto di vista fisico. Nei tratti più ripidi o dove non vi erano appigli naturali sono state incise artificialmente alcune provvidenziali tacche dove poter fare leva. Il percorso con tacca rossa, come già descritto precedentemente, presenta alcuni tratti un po’pericolosi e non protetti, dove è bene prestare attenzione, avere piede fermo, passo sicuro e accuratezza nella scelta degli appigli. In generale comunque da evitare in presenza di neve, ghiaccio o bagnato. Anche la salita alla vetta per la via normale non è difficile ma nemmeno banale e pur non essendoci passaggi particolarmente esposti è comunque un tratto alpinistico con passaggi max. di II° grado, dove bisogna avere un minimo di dimestichezza con la roccia. Personalmente l’ho trovata semplice e divertente, pur senza mai sottovalutarla. Molto bello anche il panorama di vetta, come anche la cresta di Capradossa. Unico neo il caldo patito nel tratto di sterrata nelle cave…del resto era un rischio da dover correre effettuando tale percorso in primavera visto che in veste invernale è praticamente impossibile effettuarlo. Volendo abbreviare notevolmente questo lungo percorso è possibile procedere in auto su sterrata fino alla sbarra e al ritorno, giunti al Poggio Baldozzana procedere dritti sul 192.

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