Monte Rotondo, Cima Revelli e Bric Conoia mt. 2495-2486-2521

Il Monte Rotondo, Cima Revelli e Bric Conoia sono montagne delle Alpi Liguri situate nella parte sinistra orografica dell’alta Val Tanaro, comprese tra le ben più blasonate cime del Monte Mongioie e del Pizzo d’Ormea. Il Monte Rotondo si presenta come un ampio dosso erboso, la Cima Revelli invece è decisamente più rocciosa con un versante Sud che precipita verticalmente con una parete rocciosa e frastagliata ed il versante Nord formata da placche rocciose inclinate piuttosto scoscese che digradano nella conca sottostante. Il Bric Conoia presenta un versante Nord composto da pareti rocciose verticali e un versante Sud che scende verso Viozene con pendenza più dolce ed è solcato da un ampio canale. Qui propongo un percorso che tocca tutte le tre cime e discesa diretta per il canalone Sud-Ovest.

🏁 Punto di partenza: Viozene mt. 1245

⚠️ Difficoltà:          E fino al Bocchin dell’Aseo, il resto EE, (il canale Sud-Ovest EE abituati a percorsi fuori sentiero)

Sviluppo:           13 Km

📈 Dislivello:           1500 Mt. circa

⏱️ Tempi:              Giro ad anello totale 7 ore 10 min.

📅 Data escursione:     27/09/2020

🚥 Periodi consigliati:   Autunno, Primavera ed Estate

🔎 Valutazione:        ⭐⭐⭐⭐

Accesso:

Da Genova con l’autostrada A10 fino a Savona poi svoltare a destra seguendo le indicazioni per Torino sulla A6 fino a Ceva. Poi da Ceva su SS28 fino a Ponte di Nava e da questo ci si mantiene a destra su SP154 che procede fino a Viozene. Giunti nei pressi della chiesa vi e’ un parcheggio dove poter lasciare l’auto oppure poco oltre nei pressi del cimitero.

Itinerario:

Da Viozene mt. 1245, all’altezza della chiesa, si segue l’indicazione per il Rifugio Mongioie sulla stradina cementata con segnavia A7 che sale ripida fino ad incrociare, dopo circa un centinaio di metri, la strada asfaltata che attraversa la parte alta del paesino. Qui si svolta a destra fra le case percorrendo la strada asfaltata che, terminato il paese, diviene poi sentiero. Questo sale moderatamente attraverso un rado boschetto, per poi uscirne nei pressi della “Cabana de Cian Rusciet”, graziosa casetta in pietra con bellissima visuale sulle cime circostanti, in 30 min. circa da Viozene. Con ancora qualche tornantino si raggiunge, in altri 5 min. circa, Pian Rosso mt. 1550, dove una palina indica il bivio fra l’A6, che ora svolta a sinistra e conduce al vicino Rifugio Mongioie, l’A22A a destra dal quale arriveremo al ritorno e l’A7, che andiamo a seguire procedendo dritti seguendo l’indicazione per il Bocchin dell’Aseo. Il sentiero prende a salire con numerose serpentine fra bassi arbusti e rado boschetto per poi attraversare una fascia di pini mughi. Usciti dalla vegetazione si risale avvicinandoci alle pendici della Rocca Garba sovrastati qui da alcuni torrioni, per poi effettuare un lungo traverso. Con qualche tornantino si risale la china erbosa approdando al Pian dell’Olio mt. 2083, ampia conca prativa attorniata da pareti rocciose, in un’ora da Pian Rosso e 1 ora 35 min. totali. Il sentiero attraversa in falsopiano il pianoro portandosi così al fondo di esso dove con qualche tornantino si risale la balza rocciosa che sbarra il pianoro sul suo margine sinistro. Segue un tratto in falsopiano costellato da rocce calcaree, quindi ci si porta in prossimità del Bocchino d’Aseo, spartiacque tra Val Tanaro e Val Corsaglia, ma senza raggiungerlo. Infatti, circa 300 metri prima di esso, bisogna deviare a destra in corrispondenza di un masso con freccia rossa, in altri 30 min. circa, su sentierino non molto evidente che sale piuttosto ripido fino ad intercettare il sentiero segnato proveniente dal Bocchin dell’Aseo, punto in cui si svolta a destra e lo si segue in salita. L’esile sentierino taglia il pendio compiendo un traverso fra erba e roccette procedendo verso Sud fino ad una selletta erbosa che in breve adduce al “Profondo” (enorme dolina della profondità di circa trenta/quaranta metri). Poco prima di raggiungerlo bisogna abbandonare il sentiero e svoltare a sinistra senza traccia alcuna e risalire il ripido pendio erboso puntando grossomodo vero Nord-Est, superando una breve e modesta fascia rocciosa e raggiungendo poi la cima del Monte Rotondo mt. 2495, in 35 min. dal bivio e 2 ore 40 min. totali. Per raggiungere la Cima Revelli bisogna ora discendere puntando a Nord fra erba e roccette approdando così all’insellatura fra le due vette e da questa risalire a piacimento puntando all’evidente spalla erbosa nel versante Ovest della montagna. Una volta raggiunta si risale il pendio inizialmente erboso e poi composto da placchette poco inclinate di roccia sfaldata fino all’inizio della cresta sommitale, che bisogna percorrere prestando molta attenzione, specie se su fondo bagnato o con neve e ghiaccio essendo essa abbastanza esile e con esposizione da ambo i lati. Al termine della cresta si perviene quindi in vetta alla Cima Revelli mt. 2486, in 20 min. dal Rotondo e 3 ore totali. Io, una volta intrapresa la cresta, ho poi effettuato una modesta deviazione scendendo di pochi metri nel versante Sud per fotografare da vicino un particolare torrione; questa deviazione comporta un’aggiunta di 5 min. circa, dovendo affrontare un tratto con passaggi di I° molto esposti su fondo sdrucciolevole e roccia marcia, assolutamente da evitare ai meno esperti e comunque da intraprendere con estrema cautela. Si torna a ritroso raggiungendo così l’insellatura fra le due vette e da questa obliquando verso sinistra si taglia il pendio erboso aggirando a Nord il Monte Rotondo portandosi poi verso la conca fra Conoia e Rotondo. Con modesta deviazione a destra si giunge in breve al margine orientale del “Profondo”, in 25 min. dalla Revelli, e da qui ho risalito il pendio soprastante fino al raggiungimento della cresta (per vedere il Profondo dall’alto) che poi ho seguito verso sinistra, Est, fino al colletto alla sommità di un canalone, dove si intercetta il sentiero per il Conoia con segnavia bianco rosso e verde. Questo risale il pendio di detriti raggiungendo una prima anticima a quota mt. 2487, in 20 min. dal Profondo, dalla quale si può ammirare la verticalità della parete del Conoia, quindi compiendo un traverso e poi con ripida salita si perviene nei pressi delle altre anticime, che volendo si possono facilmente salire. Dall’ultima anticima a mt. 2509 si ritorna su sentiero che compie nuovamente un traverso in falsopiano sovrastando il canale Sud-Ovest per poi risalire con qualche tornantino fino alla vetta del Bric Conoia mt. 2521, in 35 min. dalla prima anticima e 4 ore 20 min. totali.

Panorama a Nord Gran Paradiso, Cervino e Rosa, a Nord-Est Monte Disgrazia e Piz Bernina, a Est l’Appennino Ligure e le Apuane, a Sud-Est Castell’Ermo, a Sud Monega, Ceppo, Frontè e Saccarello, a Sud-Ovest Missun, Bertrand, Cime du Diable, Bego e Grande Capelet, a Ovest Chamineye, Lusiere, Maledia, Gelas, Rocca dell’Abisso, Nasta, Argentera, Cima delle Saline, a Nord-Ovest Mongioie, Monviso, Brignola, Mondolè e Cima Ferlette.

Per la discesa si può effettuare lo stesso percorso dell’andata ritornando al Bocchin dell’Aseo e da questo a Viozene (consigliato) oppure esiste anche la possibilità di effettuare una variante fuori sentiero che io ho percorso ma che mi sento di sconsigliare fortemente ai meno esperti, ossia la discesa per il canalone Sud-Ovest, quello usato normalmente in inverno. Per fare ciò bisogna ridiscendere fino al traverso sottostante la vetta, in 5 min. circa, e, giunti in corrispondenza di un evidente ometto, svoltare a sinistra iniziando così la discesa del canale. Questo si presenta piuttosto ripido ed erboso, e lo si può percorrere più o meno a piacimento, mantenendo poi sulla sinistra un particolare torrione e alla destra uno sperone di rocce rossastre. Oltrepassato lo sperone bisogna mantenersi tendenzialmente al margine sinistro del canale fra erba, rododendri e radi pini mughi sempre in pendenza piuttosto accentuata fin quando l’erba termina e si perviene alla colata di detriti piuttosto mobili, intorno ai 2000 metri di quota. Bisogna attraversarla verso destra e discendere poi uno spallone di erba e pini mughi che divide i due canali sommitali fin quando questo si esaurisce nel punto in cui i due canali convergono. Si discende ora il canale misto di erba e roccette fin quando questo compie un evidente salto a circa 1850 metri di quota, non impossibile da superare ma che io ho preferito aggirare sulla destra in un boschetto intricato di pini mughi abbattuti (in teoria era possibile aggirarlo anche prima del boschetto di pini mughi, scendendo un breve canalino roccioso che terminava però con un salto di un paio di metri, mettere una corda ci avrebbe fatto perdere troppo tempo), in 1 ora 10 min. dall’inizio del canale e 5 ore 35 min. totali. Oltrepassato questo punto un pò ostico si intercetta il Rio Negro, inizialmente molto particolare e attorniato da massi ricoperti di muschio di svariati colori, del quale bisogna ora seguirne il corso. Pur non presentando grossi salti o punti particolarmente difficoltosi è bene prestare molta attenzione a numerosi punti decisamente scivolosi. Guadato più volte il rio si giunge poi ad una specie di strozzatura dove appare evidente che bisogna abbandonare momentaneamente il corso del rio e mantenersi alla sua destra fra erba e pini mughi, evitando comunque poi di addentrarsi nel bosco in quanto decisamente troppo intricato. In breve si ritorna a percorrere il torrente, in questo tratto finale in secca, e va seguito fedelmente o leggermente sulla sua destra fino al punto in cui si intercetta un sentiero segnato con segnavia a circa 1525 metri di quota, in 55 min. dal salto e 6 ore 30 min. totali. Questo sentiero, il A22A, va seguito a destra e, con qualche saliscendi all’interno di un bosco misto, conduce in altri 10 min. a Pian Rosso. Ora come per l’andata fino a Viozene in altri 30 min. e 7 ore 10 min. totali.

Galleria fotografica:

Grafici del percorso:

Commenti:

Il meteo al Nord sembrava dare possibilità di bel tempo (in realtà bel tempo solo al mattino) ma solo nelle Alpi Liguri, pertanto ho pensato di effettuare questa gita per raggiungere queste vette secondarie che mi mancavano. Il Monte Rotondo oggettivamente niente di che, mentre Cima Revelli con la sua bella cresta finale e il Conoia con le pareti a strapiombo mi sono piaciuti molto. Molto particolare il torrione poco sotto alla cresta della Cima Revelli ma che non è per nulla necessario raggiungerlo ed esorto nuovamente i meno esperti dal farlo in quanto si scende, seppur di pochi metri, su terreno piuttosto ripido e reso insidioso dal brecciolino, scivolare li può essere fatale. La variante effettuata al ritorno, come già citato nella descrizione, la sconsiglio anch’essa ai meno esperti, ma in generale la sconsiglio proprio a tutti in quanto a mio giudizio non aggiunge molto e, malgrado consenta di tagliare un po’ di percorso quindi diminuendo lo sviluppo, per effettuarla ci si impiega uno sproposito, sia per la pendenza a tratti accentuata sia per la scomodità del fondo e soprattutto per la mancanza di un sentiero. Si discende infatti un lungo, ripido e scomodo canalone che dall’alto sembra continuo e ben percorribile fino in fondo, invece ha una brusca interruzione circa a metà che bisogna aggirare faticosamente fra i pini mughi per poi seguire il corso del Rio Negro, (ma proprio al suo interno, quindi da evitare dopo forti piogge o periodi piovosi) visto che in ambo i lati vi sono dei fitti e quasi impenetrabili boschi di pini mughi. Zona comunque piacevole in ambiente carsico, dimostrato dalla presenza della bella dolina chiamata “Profondo”….quindi una bella gita, magari per i miei gusti non strabiliante, ma comunque apprezzabile.

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